Castello Guglielmi Isola Maggiore

Vi trovate di fronte al Castello Guglielmi (o Castello Isabella), edificio di stile neogotico dalla lunga storia che sorge nella parte sud di Isola Maggiore. Le sue sale hanno visto il passaggio di molti personaggi illustri, tra cui almeno una regina d’Italia, e sono state teatro di uno degli episodi più significativi per il nostro territorio durante la Seconda Guerra Mondiale: la vicenda di Don Ottavio Posta (successivamente insignito dell’onorificenza di “Giusto tra le nazioni”). 

La storia del Castello Guglielmi (o Castello Isabella) 

Partiamo da un importante antefatto: nel 1211 San Francesco di Assisi, di ritorno da Cortona, durante la Quaresima, si ferma a Isola Maggiore. Sul luogo dello sbarco una cappellina ricorda ancora questo evento. Più di un secolo dopo, nel 1328, il Comune di Perugia paga la costruzione della chiesa e del convento dei frati francescani, che già da qualche anno vivevano sull’isola.  

Solo a partire dal XIX secolo, però,  possiamo trovare traccia del castello: con l’unità d’Italia vengono soppressi gli ordini religiosi e i frati francescani abbandonano il convento, che viene acquistato nel 1887 dal marchese Giacinto Guglielmi, futuro senatore del Regno d’Italia, al prezzo di poco più di duemila lire. Successivamente acquista anche la chiesa, per mille lire. Il marchese proveniva da una famiglia originaria di Norcia, di modeste condizioni economiche, che si era arricchita dalla fine del Settecento grazie a fortunati investimenti fondiari, dopo il trasferimento a Civitavecchia e in Maremma. 

Immagine del marchese Giacinto Guglielmi
Stemma della famiglia Guglielmi

Tra il 1887 e il 1891 si assiste alla costruzione del Castello, un ampliamento a partire dalle strutture esistenti, dedicato poi da Guglielmi alla moglie Isabella Berardi.

Nell’ottobre del 1891 i marchesi Guglielmi organizzano una fastosa inaugurazione e, successivamente, nel 1896, offrono il Castello come una delle sedi per i festeggiamenti per l’inaugurazione di lavori di bonifica del lago, gestiti dal Consorzio presieduto da un altro importante figura legata al nostro lago, Guido Pompilj.

In tale occasione, le autorità e i giornalisti, trasportati da goletta a vela e lancione, rimorchiati dai vaporetti (entrambi offerti dal marchese stesso), si vedono offrire un ricco buffet dalla marchesa Isabella Guglielmi, aiutata dalla contessa Faina, dalle marchesine Berardi, dalla contessa Polidori e dalla baronessa Ferrari, appartenenti alle famiglie più in vista del territorio. Nel corso del Novecento si registrano alcune delle visite più importanti presso il Castello: nel 1907 vi approda la regina Margherita, moglie di re Umberto I e madre di Vittorio Emanuele III, durante la sua gita sul vaporetto “Concordia”. Successivamente, il 13 Ottobre 1933 è ospite del Castello l’allora sovrana d’Italia Elena di Savoia. Durante la sua visita, oltre ad assistere ad una gara di pesca in mezzo al lago, ha modo di vedere, dal balcone del castello, uno spettacolo di fuochi d’artificio. Alla sua partenza da Tuoro la gente del posto, per salutarla, si accalca a tal punto sul pontile di legno che si creano momenti di forte panico, a causa del cedimento della struttura in legno.

Ritratto della regina Elena di Savoia a cura dello studio Alinari (Ist.Luce)

Molto importante, a livello di storia locale, l’episodio che vede il Castello Guglielmi come luogo di soggiorno “obbligato” per alcune famiglie ebree perugine, salvate poi da Don Ottavio Posta che le sottrae ai soldati tedeschi (vedi voce dedicata).

Da metà anni Settanta il castello non è più abitato dalla famiglia Guglielmi, e versa in uno stato di abbandono. Nel corso del 1990 Il castello passa ad una nuova amministrazione, che inizia anche i lavori di restauro finalizzati a renderlo un resort di lusso. Dal 2010, tuttavia, il castello è nuovamente messo all’asta ma solo nel 2021 viene venduto ad una nuova società.

L’architettura del castello

La struttura del castello si fonda su quello che, in origine, era un convento francescano in stile gotico sorto attorno ad una cappella ad una sola navata. All’interno si trovavano affreschi, perduti con la costruzione degli altari e l’ampliamento dell’abside a partire dal XVI secolo (opere che i successivi restauri hanno cercato di riportare in vita). Nel 1816 era crollato il campanile, andando a rovinare parte della volta. Durante l’ampliamento l’antica chiesa di San Francesco venne completamente ridipinta,  e gli altari vennero dotati di nuovi arredi.

La struttura del convento, alla fine dell’Ottocento, fu restaurata e inglobata nell’ampliamento realizzato in molte direzioni dai marchesi Guglielmi, fino a trasformarsi in un castello di stile neogotico di forma rettangolare a due piani, arricchito da sei torri e da merli. Le antiche coperture a falde inclinate furono sostituite da una copertura completamente praticabile. Alcune finestre furono realizzate a sesto acuto, altre in forma rettangolare.

L’aspetto esteriore assunse tali caratteristiche anche perché furono presi come modelli il Castello di Miramare degli Asburgo, (una delle più importanti e antiche famiglie reali e imperiali d’Europa che hanno governato in Austria, Spagna e Portogallo) e i castelli di Ludovico II di Baviera.

Il castello così costruito comprende decine tra camere e bagni, e saloni molto grandi, di cui uno adibito a teatro; ha interni ampi e riccamente decorati, che hanno ospitato vari oggetti di pregio: quadri di artisti rinomati, lampadari di Murano, collezioni principalmente composte da monete antiche, vasi cinesi, conchiglie, fossili e ritratti di antenati. Alcuni balconi permettono una meravigliosa vista sul lago. Nella parte degli approdi è presente anche un mulino a vento.

Insieme al parco circostante, costituito in parte da uliveti, in parte da giardino botanico, il castello è stato dichiarato “di rilevante valore storico ed artistico” da un decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali rispettivamente nel 1992 e nel 1995.

Ecco alcune immagini d’epoca degli interni

Scalinata
Uno dei saloni riccamente decorati e arredati

Alcune curiosità

La ristrutturazione del castello, con grande ampliamento a partire dal convento precedente, portò molto lavoro agli abitanti dell’isoletta: molti di essi, infatti, trovarono varie occupazioni all’interno del castello (in qualità di fabbri, falegnami, maggiordomi, cuochi). Grazie a questo ampliamento e al miglioramento delle condizioni di vita, il numero di abitanti dell’isola arrivò a diverse decine in breve tempo.

Targa in onore del Marchese Guglielmi posta dagli abitanti di Isola Maggiore lungo la via principale dell’isola.

Nel 1890 Giacinto Guglielmi, grande appassionato di nautica, acquistò il piroscafo a vapore con ruote laterali, chiamato “Umbria” e fece realizzare un pontile di approdo alla foce del Torrente Navaccia, sul litorale di Tuoro. In seguito vennero fatti costruire diversi mezzi per offrire ai numerosi ospiti un rapido collegamento tra le sponde dell’isola e quelle di Tuoro: un piroscafo a vapore, la “Sirena”, uno con motore a nafta, l’”Oso”, un zatterone in ferro, il “Trasimeno” e infine un motoscafo con motore a benzina, il “Bufalo”. Nel 1904 la marchesina Elena Guglielmi (figlia di Giacinto ed Isabella), introdusse tra le figlie dei pescatori una pregevole arte del merletto, chiamata punto d’Irlanda, che rappresentò un’ulteriore fonte di sostentamento per le donne dell’isola e che ancora oggi è praticata, costituendo una delle tipicità tessili della nostra zona. E’ possibile vedere alcuni di questi  lavori nel Museo del Merletto presente sull’isola.

Vicenda degli ebrei salvati da Don Ottavio Posta

Intorno agli anni Dieci del Novecento Villa Isabella e Isola raggiunsero il loro massimo sviluppo, e ciò comportò diverse migliorie e innovazioni per rendere il più piacevole e funzionale possibile il soggiorno degli ospiti: lungo la riva a sud del castello, si ebbe la realizzazione di due pontili di approdo; mediante l’utilizzo di una pompa venne poi utilizzata l’acqua del lago per irrigare il giardino; fu costruita una sorta di “fabbrica per l’energia elettrica” che ospitava un generatore di corrente costituito da una macchina a vapore funzionante a carbone. Con questa struttura in particolare, la villa beneficiò dell’energia elettrica già decenni prima che questa giungesse sull’isola tramite il servizio pubblico.

Don Ottavio Posta  è stato un parroco italiano che lottò a  favore degli ebrei durante l’Olocausto. Era nato nel 1882, e dal 1915 fino alla morte, nel 1963, fu parroco di Isola Maggiore.

A seguito delle leggi razziali del 1938, le famiglie ebree italiane videro messa in discussione la loro libertà di lavorare, studiare, muoversi e di essere a tutti gli effetti cittadini italiani.

Nella primavera del 1944, decine di ebrei di varie nazionalità furono arrestati e reclusi nell’Istituto magistrale di Perugia, e poi internati nel Castello Guglielmi  di Isola Maggiore dal Prefetto Armando Rocchi di Perugia e affidati in custodia a Luigi Lana, aiutato da alcune giovani guardie ausiliarie provinciali.

Durante la detenzione, tutti gli isolani cercarono di aiutare i prigionieri e il parroco dell’isola, don Ottavio Posta, esponendosi a gravi rischi, fungeva da postino per i prigionieri, recandosi a Perugia in Piazza IV Novembre nella bottega di un antifascista cattolico a prelevare posta e notizie.

Nel giugno del 1944 gli alleati stavano avanzando verso le sponde sud del lago Trasimeno, e anche sull’Isola Maggiore si intensificarono i controlli dei nazisti, alla ricerca di partigiani e delle loro radio. In particolare, a metà giugno del 1944, alcuni militari tedeschi alla ricerca di una radio trasmittente, avevano aperto il fuoco per rappresaglia, uccidendo alcune persone.

Anche gli ebrei confinati nel Castello Guglielmi si sentirono in pericolo ed uno di loro, Livia Coen, testimoniò successivamente al processo di Bologna contro il prefetto Rocchi che un «agente della questura» cercò di metterli in salvo facendoli scappare nei fitti boschi dell’isola, dove rimasero nascosti per giorni.

Poi, però, Don Ottavio Posta, consapevole del pericolo sempre maggiore che tali persone correvano, convinse i pescatori del luogo a trasportarli sulla riva sud, ormai liberata dagli inglesi. L’operazione era molto rischiosa, perché nei giorni precedenti si erano avute azioni di partigiani che avevano reso ancora più serrato il controllo del luogo.

La notte tra il 19 e il 20 giugno 1944, cinque barche, in ognuna delle quali erano presenti tre pescatori e tre prigionieri, attraversarono i chilometri di lago che li separavano dal vecchio molo di Sant’Arcangelo, dove finalmente gli ebrei furono presi in consegna dagli inglesi. Altri  prigionieri furono trasportati la notte successiva.

Secondo alcune testimonianze epistolari, su una di quelle barche c’era anche Don Ottavio che era «un pescatore non solo di anime» ed aveva sempre condiviso ogni momento della vita dei suoi parrocchiani. Secondo altri, egli aspettò sull’isola. Ma era comunque stato il parroco a tenere i rapporti con gli inglesi e ad organizzare la fuga, in ogni dettaglio, come un «vero capo».

Don Ottavio Posta venne poi insignito con la medaglia d’oro al merito civile il 18 gennaio 2008 con la seguente motivazione “Don Ottavio Posta, sacerdote di elevate qualità umane e

civili, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, con eroico coraggio e preclara virtù civica, metteva in salvo ventidue prigionieri ebrei, internati nell’Isola Maggiore del Trasimeno, traghettandoli nottetempo, con l’aiuto di alcuni pescatori verso la terraferma e consegnandoli alle Forze alleate. Mirabile esempio di coerenza, di senso di abnegazione e di rigore morale fondato sui più alti valori cristiani e di solidarietà umana (20-21 giugno 1944, Isola Maggiore, Perugia)” .

Ottenne anche il riconoscimento dello Stato di Israele e l’onorificenza alla memoria di GIUSTO TRA LE NAZIONI  il 15 settembre  2011 con l’intervento del consigliere degli affari politici:  la delegata dell’ambasciata di Israele a Roma consegnò la medaglia ai parenti di Don Posta.

Ancora oggi, per ricordare l’accaduto, sul pontile di Sant’Arcangelo è stata creata una lapide commemorativa. Dal 2020 è ricordato anche da una lastra sul lungolago di Passignano s/T.

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